lunedì 21 novembre 2011

ritorni di fiamma

appena torno da taranto riapro ufficialmente il blog. giuro.

mercoledì 17 giugno 2009

gli amici

la prima e ultima volta che ho visto ivan della mea, si era a sulmona, un giorno ancora soleggiato di autunno di 4 o 5 anni fa.
c'erano i fang, che avevano fatto la nostra stessa strada, claudio lolli con cui abbiamo diviso una bottiglia di Gewurztraminer caldo versato in bicchieri di plastica, paolo capodacqua che invidiò il mio giorno libero di lunedì, lui che invece entrava alle otto, nico, maria e federico che poi erano la vera ragione per cui eravamo lì, dividendo il viaggio a metà per incontrarci.
ed altra gente variamente conosciuta, ma comunque abbastanza conosciuta per sederci a cena insieme.
ivan della mea cantò, dissonante più che nei dischi, "mia cara moglie" e forse "la ballata del pinelli" in jam session. e sandro dei gang raccontava sorridendo, fuori del teatro, mentre provavano gli strumenti, di ivan alle prese con un basso elettrico.
e come al solito, ci ricordiamo di quel giorno per quanto abbiamo mangiato e bevuto, ritornando indietro incoscienti e assonnati in autostrada di notte, e per gli amici di sempre, e per quelli che chiamiamo amici perchè ci accompagnanto con le loro canzoni.
e l'unica maiuscola è per il Gewurztraminer.

martedì 2 dicembre 2008

la classe non è acqua

ho una classe bellissima, variamente agitata da impulsi tra l'interesse per l'universo mondo e la guerra aperta per l'ingiustiza, che è ingiustizia e basta, senza possibilità di appello.
chiedono, contestano, vogliono sapere, difficilmente si convincono, ma se ti credono ti seguono fino in fondo, con abnegazione, con lealtà cavalleresca e stima addirittura immeritata.
ma se ti odiano sei finito.
imparano e praticano l'ironia e a volte pure la cattiveria, lo sdegno e la rabbia, il dubbio e l'interrogarsi sempre, non mancano mai di chiedere perché, ed il perché deve essere convincente, acuto, inappellabile.
il mondo è bianco o nero, al centro del mondo ci sono loro. litigano, si stuzzicano, si azzuffano, ma se gli dai una meta, un obiettivo, una ragione marciano con la compattezza della testuggine.
me li vogliono soffocare. zitti, buoni, senza troppe domande, solo risposte e quelle preconfezionate, niente al di là del libro, vietato contestare, vietato andare troppo velocemente o troppo piano.
impedirò che diventino grigi. mi piace il loro bianco e il loro nero, la risolutezza e l'assolutezza.
mi diverto troppo, così. non voglio entrare in classe ed annoiarmi nel silenzio.

lunedì 3 novembre 2008

candido in galilea

non conoscevo edoardo mendoza, che invece è uno dei più apprezzati scrittori spagnoli ed incontrarlo è stato davvero un piacere. ho letto il suo romazo in due mezze nottate nelle quali ho ritrovato il gusto di fare le ore piccole sulle pagine di un libro e di ridere da sola a folgoranti, sottili battute a volte un po' nascoste nel testo. è una storia leggera eppure colto, ironica ma sublime, antica e contemporanea, con una scrittura che gioca con il mimetismo lingusitico e fa parlare il servo greco dai dubbi costumi come il socrate di platone, ma più aulico, il sommo sacerdote come la bibbia ma più cinico, gesù bambino come un personaggio di dikens, i centurioni romani come il soldato fanfarone di plauto, il protagonista, sedicente filosofo, come un seneca un po' sfortunato.
in questa girandola di personaggi l'autore incunea letteratura, storia, religione e cinema, fa apparire ben hur, biondo, bello e pieno di se come un attore di hollywood in mezzo a tito e dimaco, ai funzionari romani, a barabba giovane scaperstrato di cui si intuisce la sorte.
fulminante l'incipit, da epistola familiare di cicerone ma di argomento decisamente materiale:
che gli dei ti guardino da questa piaga, fabio, perché fra tutte le maniere di purificare il corpo che il fato ci manda, la diarrea è la più tenace e assidua.
su tutto, l'impagabile diletto nel decifrare le coltissime allusioni del testo ed il piacere nell'avvicinarsi al lettore ideale.

sabato 1 novembre 2008

il ripensamento sugli anni e sull'età

camilleri è un a-parte nelle mie scelte letterarie. ho scoperto la forza e la sublimità di questo linguaggio immaginifico e sonoro in ritardo sui tempi, per il mio volere a tutti costi essere fuori e contro. il fenomeno - montalbano era già esploso da un pezzo, e io mi ero ben guardata anche solo di vedere di cosa si trattasse... troppi entusiastici adepti.
poi ho comprato, in uno di quei giorni di emergenza - lettura, niente da leggere e una libreria poco fornita a portata di mano, la voce del violino. da lì ho seguito ed aggiornato le sorti di questo personaggio che davvero vive un po' al di fuori dall'autore e lo conduce, a volte, verso insospettati esiti.
devo a montalbano la scoperta di camilleri: i romanzi che lui chiama civili sono piccoli spettacoli da leggere.
ora c'è questo nuovo, l'età del dubbio, col solito titolo strutturato nominativo - genitivo che è una cifra stilistica da cui camilleri raramente si discosta e sul quale, forse, scriverò: significa qualcosa ma non ho ben capito ancora cosa.
comunque ultimamente riflettiamo sul tempo e sulla vecchiaia, come al solito al risveglio da sogni inquieti, nel consueto incipit kafkiano a cui siamo abituati.
ogni romanzo è una nuova giornata, una piccola parte della vita di un altro in cui entrare per fare più grande la mia vita.

Andrea Camilleri
L'età del dubbio

Sellerio editore

ottobre 2008

265 pagine

ISBN 8838923337