domenica 10 agosto 2008

il matematico indiano

l'incipit mi aveva ingannato: una storia vera, personaggi realmente esistiti, pensavo che leavitt avesse deciso di cimentarsi di nuovo nel romanzo storico, tipo "mentre l'inghilterra dorme"... con gli stessi esiti, temevo.
però sono andata avanti, per devozione, credo.
il libro è bellissimo, non riesco, nonostante le note finali, a capire quanto il romanzo prevarichi la biografia, ma il ritmo della narrazione, la suspence che nonostante la fine nota riesce a tenere, la caratterizzazione sublime e nello stesso tempo estremamente terrena dei personaggi rende "il matematico indiano" un libro maturo. mi ricordo il primo leavitt, il ragazzo di "ballo di famiglia", l'aspra semplicità di certe immagini indimenticabili, e mi accorgo di quanto si sia evoluto, di come abbia aggiornato la tecnica del racconto lungo fino ad approdare ad un romanzo senza sbavature, che nonostante sia biografico, nonostante la matematica io ho letto d'un fiato.
superba la connotazione della sorella di hardy, compressa, tetragona, acuta e infinitamente triste.
la perla: la piana, saggia, inevitabile malinconia, cifra d'autore da "la lingua perduta delle gru" alle storie di "un posto dove non sono mai stato".
l'appunto: perchè si autoconfina nella cosiddetta "letteratura gay"?

David Leavitt
Il matematico indiano
(The indian clerk)

Traduzione Delfina Vezzoli
pp. 593
Giugno 2008
ISBN
9788804580034

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