lunedì 13 ottobre 2008

la classe

l'ho letto tra stanotte e stamattina con un po' di perplessità che ancora non mi è passata. bella la tecnica narrativa, molto francese, oulipo, queneau e tutti gli ammennicoli di cambiamento del punto di vista, della prospettiva, ripetizione quasi mantrica di frasi, comportamenti, commenti.
uno sfondo indistinto nel quale si intuiscono tre luoghi: il bar, la sala docenti, la classe, appunto, personaggi altrettanto indistinti, appena connotati da piccole manie stereotipate, i nomi non ci dicono nulla.
molta routine. lui è una via di mezzo tra un aspirante bogart con problemi di insonnia e uno scrittore francese. ah, già, è davvero uno scrittore francese.
l'ambientazione è però quella di certi film americani: the principal, una classe violenta e puttanate retoriche similari. il bistrot sembra starbuck o come diavolo si chiama quel posto dove vendono il surrogato di caffè a taniche di polistirolo espanso dal mezzo litro in su.
la genialità: un personaggio ectoplasmatico senza volto, che sputa sentenze tipo la sibilla cumana... interessante, ma non risolto. il libro finisce e del fantasma non si sa cosa sia successo e soprattutto, perché fosse lì. Sì, ok, la voce della coscienza, ma volevo far finta che non fosse così banale.
comunque non ho ancora deciso se mi è piaciuto. più no. per ora.
e soprattutto 16 euri sono troppi.


Francois Bégaudeau
La classe
(Entre le meurs)
traduzione di
Tiziana Lo Porto, Lorenza Pieri
Einaudi
pp. 228
2008
ISBN 8806196316

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